SanaRadon FAQ
Il radon è un gas incolore e inodore, è radioattivo e deriva dal radio. Appartiene alla famiglia dei gas nobili, perché non si combina chimicamente, e alla famiglia dei gas rari, perché nell’atmosfera si trova in quantità normalmente trascurabili.
Essendo un gas, il radon fuoriesce dalle porosità e dalle crepe del terreno e da alcuni materiali da costruzione e, in misura minore dall’acqua; mentre si disperde rapidamente in atmosfera, si accumula facilmente negli ambienti chiusi. Il radon può penetrare nelle abitazioni attraverso fessure, giunti di connessione, canalizzazioni degli impianti idraulici, elettrici e di scarico. Oppure può essere presente in alcuni materiali da costruzione, come cementi, laterizi, graniti o tufi.
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- ventilazione del vespaio;
- prevenzione della formazione di crepe, fessure e passaggi dei servizi;
- realizzazione di pozzetti interrati o esterni all’edificio con predisposizione di canali di ventilazione;
- aumento della pressione nella zona del vespaio, per contrastare la naturale fuoriuscita del gas dal terreno;
- inserimento di una barriera resistente ai gas, mentre si realizzano le parti a contatto con il terreno;
- utilizzo di particolari cementi antiritiro, che limitano il naturale ritiro che si verifica dopo ogni colata di cemento e la conseguente formazione di fessure nella fase di consolidamento.
Un elemento si dice radioattivo quando i suoi atomi, anziché restare stabili, sempre uguali nel tempo, vanno incontro spontaneamente a una modificazione, detta disintegrazione, ossia perdono un “pezzo” (detto particella alfa se pesante e particella beta se leggera), e si trasformano in atomi di un altro elemento che può, a sua volta, essere radioattivo oppure stabile. Questa disintegrazione è spesso accompagnata da raggi gamma, che sono come dei raggi ultravioletti, ma con molta più energia. Sia i raggi gamma che le particelle alfa se pesanti e particelle beta se leggeri, attraversando la materia vivente possono danneggiarne le cellule, con effetti immediati (ustioni, dermatiti) o tardivi (leucemie, tumori, danni nelle generazioni successive). I danni indotti dal radon appartengono alla categoria dei danni tardivi.
I prodotti di decadimento del radon sono tutti gli elementi prodotti dal decadimento del radon e vengono perciò chiamati anche “figli” del radon. Sono particelle solide che in parte rimangono sospese nell’aria che si respira e si attaccano sulle superfici dei tessuti polmonari. Anche loro sono radioattivi ed emettono radiazioni che colpiscono a seguito dell’inalazione il tessuto polmonare.
Il gas radon è presente in natura nelle rocce, in particolare granito, porfido, tufo, e nei suoli e può provenire anche dai materiali da costruzione. In ambienti sotterranei o in prossimità del livello stradale, non sufficientemente aerati, il radon può raggiungere concentrazioni in aria molto maggiori di quelle ordinarie.
Le tecniche per ridurre il livello di concentrazione di gas radon negli ambienti agiscono secondo alcuni principi che utilizzano sistemi di tipo passivo o di tipo attivo. Per evitare l’ingresso del radon negli ambienti possono essere utilizzate tecniche quali la ventilazione dei vespai, la sigillatura di tutte le possibili vie di ingresso dalle pareti e dai solai a contatto con il terreno, la pressurizzazione dell’abitazione o l’aspirazione del gas dal suolo al di sotto dell’edificio.
La Raccomandazione della Comunità Europea (Raccomandazione CEC 90/143) recepita in Italia indica i valori di 400 e 200 Bequerel per metro cubo come livelli, rispettivamente per le abitazioni già esistenti e per quelle di nuova costruzione.
Il D.Lgs. 230/1995 integrato con il D.Lgs. 241/2000 obbliga i datori di lavoro che impieghino personale in ambienti di lavoro sotterranei (cantine, seminterrati, tunnel, sottovie, catacombe, grotte) di far valutare la concentrazione di Radon presente in tali ambienti. Sono soggetti a questa prescrizione anche gli asili nido, le scuole materne e le scuole dell’obbligo elementare e medio, se ubicati anche in parte in luoghi sotterranei. Lo stesso obbligo spetta ai datori di lavoro di attività che si svolgano in zone, individuate dalle regioni e dalle province autonome, in cui vi è alta probabilità di elevate concentrazioni di Radon. Il 17 gennaio 2014 è stata pubblicata la Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio Europeo del dicembre 2013, che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti.
La direttiva è stata recepita in via definitiva il 6 febbraio 2018, e per la prima volta il campo di applicazione viene esteso anche gli ambienti residenziali. Le principali novità introdotte con la nuova Direttiva 2013/59/Euratom riguardano l’introduzione di livelli riferimento inferiori rispetto ai livelli di azione indicati dalla normativa italiana per gli ambienti di lavoro. Ogni Stato membro dovrà stabilire livelli di riferimento nazionali, per la media annua della concentrazione di attività di radon in aria, non superiori a 300 Bq m-3 a meno che un livello superiore non sia giustificato dalle circostanze esistenti a livello nazionale. Per le abitazioni lo Stato membro dovrà stabilire livelli di riferimento nazionali, per la media annua della concentrazione di attività di radon in aria, non superiori a 300 Bq m-3. La direttiva stabilisce inoltre che gli Stati membri definiscano un piano d’azione nazionale che affronti i rischi di lungo termine dovuti alle esposizioni al radon, con il principale obiettivo di ridurre l’impatto sulla popolazione e sui lavoratori, attraverso l’adozione di misure appropriate per prevenire l’ingresso del radon in nuovi edifici e individuando le zone in cui si prevede che la concentrazione media annuale di radon superi il livello di riferimento nazionale in un numero significativo di edifici. All’interno di tali zone dovranno essere effettuate misurazioni del radon nei luoghi di lavoro e negli edifici pubblici situati al pianterreno o a livello interrato, e promossi interventi volti a individuare le abitazioni in cui la concentrazione media annua supera il livello di riferimento, incoraggiando eventuali azioni di rimedio in tali abitazioni.
Arieggiare spesso gli ambienti è una tecnica immediata per diminuire la concentrazione di radon in casa, favorendo anche lo smaltimento di numerosi altri inquinanti presenti nell’abitazione. Si tratta comunque di una misura temporanea, da adottare in attesa di soluzioni definitive. Le finestre devono essere aperte almeno tre volte al giorno, iniziando l’apertura dai locali posti ai livelli più bassi (anche interrati o seminterrati) e la chiusura da quelli posti ai piani più alti, per limitare l’effetto “camino”.
Il gas radon è radioattivo, ossia si disintegra in atomi, che a loro volta sono radioattivi ed emettono particelle alfa, che sono le radiazioni che possono creare danni all’organismo. I suoi discendenti radioattivi sono solidi e si attaccano al pulviscolo atmosferico, in questo modo durante la respirazione possono restare intrappolati nell’albero bronchiale e lì emettere le particelle alfa, che possono danneggiare direttamente le cellule delle mucose bronchiali. Se il danno è elevato e ripetuto, i meccanismi naturali di riparazione del danno non riescono a guarire le lesioni e le cellule danneggiate possono degenerare in forme tumorali.
La grandezza che quantifica la presenza di radon in un ambiente è la sua concentrazione di attività in aria, che si esprime in Becquerel al metro cubo (simbolo Bq m-3). Henri Becquerel è stato il primo scopritore del fenomeno della radioattività e 1 Bq rappresenta una disintegrazione radioattiva al secondo, mentre 1 Bq m-3rappresenta 1 disintegrazione radioattiva al secondo in 1 metro cubo di aria. Le prescrizioni di legge che indicano i valori limite usano questa unità.
Gli ambienti maggiormente esposti all’inquinamento da gas radon sono i locali interrati, seminterrati e al piano terra. Dal piano primo in poi la concentrazione del gas cala anche drasticamente.
L’inalazione dei prodotti di decadimento del radon comporta il rischio di tumore ai polmoni e ai bronchi a causa dell’energia rilasciata in questa regione dalle radiazioni emesse durante il processo di decadimento.
- caratteristiche del suolo sottostante l’edificio (contenuto di radio nel terreno, facilità di fuoriuscita dal suolo, presenza di faglie in vicinanza dell’edificio);
- caratteristiche dell’edificio (contenuto di radio e facilità di fuoriuscita dai materiali utilizzati,
tipologia dell’edificio e dell’attacco a terra, tecnica costruttiva, modo in cui sono disposti i locali, stato e manutenzione dell’edificio); - condizioni ambientali (temperatura, pressione, umidità, condizioni meteorologiche);
- utilizzo dell’edificio (riscaldamento, abitudini di vita, ricambi di aria).
La pericolosità del gas radon dipende dalla sua concentrazione nell’aria e dal tempo di esposizione nell’ambiente contaminato.